COBISS: poišči knjigo, članek, revijo…
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TRGOVSKI DOM, Gorizia

Per la prenotazione gli interessati devono contattare la Biblioteca con almeno 7 giorni di anticipo chiamando il numero 0039 0481 531733 o via email gorica@knjiznica.it.

Al momento della prenotazione è necessario compilare il modulo di richiesta disponibile sul link.

La Biblioteca confermerà la prenotazione e comunicherà l’indennità dovuta.

La prenotazione è valida a partire dal ricevimento del modulo compilato.

CALENDARIO DELLE PRENOTAZIONI CONFERMATE:

  1. La sala è disponibile per iniziative culturali, scientifiche e didattiche che rispecchiano la multiculturalità del territorio goriziano e promuovono le lingue autoctone. La sala non è disponibile per eventi strettamente commerciali e di natura politica (es. incontri di partito, comizi elettorali ecc.).

  2. L’amministratore dei locali è la Narodna in študijska knjižnica – Biblioteca Nazionale Slovena e degli Studi. La sala ha una capienza di 40 persone.

  3. Per la prenotazione gli interessati devono contattare la Biblioteca con almeno 7 giorni di anticipo. Al momento della prenotazione è necessario compilare il modulo di richiesta disponibile sul sito www.knjiznica.it. La prenotazione sarà successivamente confermata dall’amministrazione che comunicherà anche l’indennità dovuta.

  4. L’amministrazione si avvale del diritto di non concedere gli spazi per attività non consone ai principi indicati al punto 1.

  5. La Biblioteca consegnerà le chiavi al richiedente assieme a tutte le indicazioni per l’utilizzo degli spazi. Alla consegna delle chiavi il richiedente dovrà firmare la dichiarazione di responsabilità.

  6. Il conduttore non potrà apportare alcuna modifica, innovazione, miglioria o addizione ai locali e agli impianti esistenti. I richiedenti sono responsabili per i danni provocati durante l’uso della sala.

  7. I richiedenti devono fare domanda specifica per l’uso del proiettore, dell’impianto audio e rete Wi-Fi.

  8. Non è permesso spostare e/o coprire gli elementi che compongono la mostra permanente.

  9. Non è permesso appendere o affiggere alcunché sulle pareti e sulle vetrate.

  10. È obbligatorio indicare nel materiale promozionale (inviti, locandine, manifesti ecc.) il nome ed il luogo nel seguente modo: Trgovski dom, Korzo/Corso Verdi 52, Gorica/Gorizia.

  11. Nella promozione dell’evento si consiglia l’uso di entrambe le lingue (sloveno ed italiano).

Nel 1902 la cooperativa Trgovsko-obrtna zadruga (Consorzio commerciale e artigianale), su iniziativa di Henrik Tuma, iniziò a ideare la costruzione dell’edificio inteso a raggruppare in un unico spazio tutte le esigenze degli Sloveni del Goriziano. La progettazione venne affidata all’architetto Maks Fabiani, l’edifico venne invece costruito e allestito da diversi artigiani e impresari sloveni di Gorizia (impresa di costruzioni dei fratelli Mozetič, falegnameria Mizarska zadruga Solkan, officina del fabbro Ključavničarstvo Alojzij Živic, impresa vetraria Anton Koren).

 Su una superficie di 900 metri quadrati svolgevano la propria attività imprese commerciali,  organizzazioni culturali e sportive. Parte dell’edificio era destinato ad una sala modernamente allestita nella quale gli Sloveni di Gorizia si incontravano per assistere a concerti, rappresentazioni teatrali e balli.

 Tra i primi a trasferirsi negli spazi era l’avvocato Dragotin Treo che aprì il proprio studio nel dicembre del 1904. Successivamente vi si trasferirono l’associazione Pevsko in glasbeno društvo che si occupava della scuola di musica e organizzava numerosi concerti. Nel sotterraneo svolgeva la propria attività l’associazione Goriški Sokol che gestiva la palestra, il guardaroba, i bagni e il ripostiglio degli attrezzi. L’associazione Narodna prosveta si trasferì nel nuovo edificio con tutta la sua biblioteca. Il pianterreno era destinato ad uso commerciale, dove c’erano negozi (ad es. il negozio di stoffe Pregrad & Černetič), successivamente anche la libreria di Andrej Gabršček. La banca della cooperativa Trgovsko-obrtna zadruga aveva i suoi uffici al primo piano. Gli altri spazi vennero invece occupati da altre associazioni (ad es. dal gruppo mandolinistico Mandolistični krožek).

 Fino alla prima guerra mondiale l’attività della comunità slovena era molto vivace. Nella sala teatrale e negli spazi attigui si svolgevano balli, concerti, spettacoli teatrali e conferenze. Durante la Grande Guerra l’edificio fu danneggiato e ciò precluse l’uso degli spazi per alcuni anni. La filiale della Ljubljanska kreditna banka fu tra le prime a trasferirsi e a riprendere l’attività, a seguire le altre associazioni.

 La ricca attività del Trgovski dom si concluse il 4 novembre 1926, quando l’autorità fascista distrusse le sedi delle associazioni slovene. Nel 1927 il prefetto emanò un decreto con il quale il Trgovski dom venne requisito dalle autorità. Il consorzio Trgovsko-obrtna zadruga fallì nel 1912. L’edificio di sua proprietà venne gestito dal comitato di liquidazione del consorzio fino alla nomina di un nuovo liquidatore da parte dell’autorità fascista che decise di vendere l’edificio al Partito Nazionale Fascista nel 1933. Da quel momento il Trgovski dom venne denominato „Casa del Littorio“.

 Nel secondo dopoguerra la Casa del Littorio cambiò nome e proprietario. Per un breve periodo gli Sloveni poterono rientrare nell’edificio denominato Ljudski dom e in poco tempo riprese anche l’attività culturale di 32 organizzazioni (Slovansko-italijanska antifašistična unija – SIAU, Antifašistična slovensko-italijanska ženska zveza – ASIŽZ, Zveze antifašistične mladine Julijske krajine – ZAMJK, Zveza primorskih partizanova- ZPP, gruppo teatrale Dramsko društvo, associazione Pevsko in glasbeno društvo, Slovenska prosvetna zveza, amministrazione del settimanale Soški tednik, filiale del Primorski dnevnik, redazione del foglio Glas mladih, Rdeči križ, comitato Odbor za izkop, počastitev in pokop slovenskih in italijanskih talcev in partizanov iz Gorice in okolice, Dijaška matica, consorzio Goriška nabavna in prodajna zadruga etc.).

Nel 1946 il Governo Militare Alleato obbligò le organizzazioni a trasferirsi altrove. Quando i confini vennero definiti dai trattati di pace, il Governo Militare Alleato decise di trasferire la proprietà dell’edificio allo stato italiano. Tutti gli sforzi per restituire l’edificio alla comunità slovena furono inutili. Dopo il Trattato di Osimo l’amministrazione statale italana adottò l’edificio come sede dei propri uffici.